giovedì 6 ottobre 2011

Elogio di un genio moderno

Qualche settimana fa, mi era capitato per caso di ascoltare il video del discorso di Steve Jobs a Stanford. Chiamato a rivolgersi ai dei neolaurati, il creatore di Macintosh, il non - laureato, uomo di successo Steve Jobs cattura per quindici minuti gli ascoltatori con un monologo unico nel suo genere, perfetta mescolanza di autubiografismo e filosofia, "sogno americano" e disillusione di chi ha visto la sua vita sul procinto di finire più volte: per crisi, frustrazioni, malattie. Wikipedia, (che sì, per ora è ancora aperta) lo definisce "imprenditore e informatico statunitente", ma è certamente la prima componente che lo ha reso grande: Jobs non è un nerd che trascorre i suoi pomeriggio rinchiuso in un mondo virtuale, è un giovane disorientato come tanti altri che finito il liceo non sa che fare della sua vita. E' in questo bivio che emerge il suo essere intraprendente, Jobs fa fruttare i suoi interessi, triplica le sue quotazioni personali, inventa l' Apple II, il primo personal computer, fonda Macintosh viene cacciato dalla sua stessa azienda, cade, intuisce il valore culturale ed economico di Pixar, NeXt e le acquista per poi rivenderle e sfruttare quanto imparato  e rendere sempre più grande la linea Apple. Come tutte le grandi azioni, le sue mosse hanno comportato numerose e varie conseguenze, e come tutte le grandi imprese non si sa bene se chi le ha compiute si sarebbe immaginato tutto ciò che ne è derivato: da universitario fallito Steve è il padre putativo di internet, una delle menti che hanno reso il mondo sempre più globale astratto e personale. La musica da tenere in tasca,  internet sempre a portata  mano, i libri digitali, sono i primi frutti di una mentalità nuova che varca i limiti della comunicazione e della condivisione, sono la forza che tiene Jobs dal non franare nella retorica durante il suo discorso: la pragmaticità.


Quando avevo 17 anni, lessi un brano che diceva più o meno: "se vivi ogni giorno come se fosse l'ultimo, prima o poi lo sarà veramente". Rimasi impresso, e da allora, per gli ultimi 33 anni, ho guardato nello specchio ogni mattina e mi sono chiesto: "se oggi fosse l'ultimo giorno della mia vita, vorrei veramente fare quello che sto per fare oggi?" E ogni volta che la risposta fosse "No" per troppi giorni di seguito sapevo di aver bisogno di cambiare qualcosa. Ricordare che morirò presto è stato lo strumento più importante che mi ha consentito di fare le scelte più grandi della mia vita. Perchè praticamente tutto - tutte le aspettative, l'orgoglio, le paure di fallire - tutte queste cose semplicemente svaniscono di fronte alla morte, lasciandoci con quello che è veramente importante. Ricordarsi che moriremo è il modo migliore che conosco per evitare le trappola di pensare di avere qualcosa da perdere. Siete già nudi. Non c'è nessun motivo per non seguire il vostro cuore."

La genialità di Jobs pone le sue basi su questa voglia di rischiare, di andare oltre: a quello che è sicuro per cercare ciò che è incerto ma rende felici, a ciò che già esiste per cercare qualcosa di meglio e vivere sempre con coraggio e intraprendenza. Per dirla a modo suo "Stay hungry stay foolish".




 

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