martedì 1 ottobre 2013

GMG a Lourdes: la forza di nuovi occhi



“Guardare e ri-guardare con occhi nuovi” questa potrebbe essere la frase adatta per sintetizzare la settimana trascorsa a Lourdes: abbiamo visto qualcosa, ma ci è data la possibilità di osservare di nuovo e meglio. Perché, e soprattutto, in che modo? Tutto ha inizio quando qualcuno ci fa una proposta (quella di partire o ripartire) e noi, magari senza nemmeno sapere bene il motivo, diciamo “sì”. Ci si mette in viaggio  e si arriva davanti ad una Grotta che ad alcuni dei nostri compagni di avventura ha già detto diverse cose, ad altri invece non fa che presentarsi in tutta la sua silenziosa imponenza.  
Normale, quindi, che i “nuovi” comincino a guardare incuriositi, un po' meno scontato il fatto che chi si trova a Lourdes per la quinta, sesta, settima volta, vedendo a distanza di tanto tempo lo stupore brillare nei loro occhi, abbia la sensazione di rivivere vecchie emozioni in modo più profondo che mai.
Il gruppo di quest'anno era composto in maggioranza da ragazzi che per la prima volta affrontavano questa avventura e il loro entusiasmo, la loro voglia di fare, la loro felicità sono stati doni preziosi per tutti coloro che a Lourdes avevano già ricordi e pensavano di aver terminato il proprio “tempo” davanti alla grotta di Massabielle. I loro occhi sono stati i nostri nuovi occhi. Ma una prospettiva “diversa” di Lourdes ce l'ha offerta anche l'organizzazione speciale che il Service des Jeunes ha creato per la settimana, pensata come una “mini GMG” in comunione spirituale con Rio. L’universalità della fede è sempre una grande risorsa: apre nuovi orizzonti a chi già in cammino e soprattutto “travolge” chi si accosta, con la spensieratezza e l’estrema sensibilità della propria adolescenza, all'essere cristiani. Abbiamo sperimentato questa “globalità del credere” in quei cinque giorni effettivi di “JMJ avec Rio” nei quali abbiamo conosciuto, molto di più rispetto agli anni passati, ragazzi nostri coetanei provenienti da tutto il mondo  per vivere un'esperienza unica. Siamo infatti stati testimoni di una commistione inedita: la gioia di una GMG (in cui si ritrovava lo “spirito”, oltre che le magliette,  di Madrid) unita al raccoglimento di un luogo come Lourdes dove la realtà pare deformarsi per inquadrare gli ultimi, i sofferenti nel corpo e nello spirito. Non è facile descrivere l'atmosfera respirata in quei giorni, “E’ indescrivibile a parole” dicono sinceramente Azzurra e Tiziano, ma una cosa è certa, aggiungono: è un'esperienza che “ Riempie il cuore di gioia”. Quest'anno non abbiamo fatto solo servizio con i malati, ma anche catechesi, messe alla Grotta, veglie di preghiera e abbiamo avuto possibilità di andare più agevolmente alle piscine come pellegrini. E' certamente questa l'esperienza che ha maggiormente segnato Damiano il quale afferma “Ho provato una sensazione di pace che mi ha profondamente toccato il cuore” che cosa bella, ma al tempo stesso strana da dire in merito ad una realtà che molti superficialmente considerano roba “da vecchi” o “da bigotti”. Ti annoierai perché pregherai e basta” era stato detto ad Alessia prima della partenza, ora può certamente dire che non è andata così.
I momenti di catechesi, di altissimo livello, sono stati solo una parte delle intense giornate trascorse insieme nella condivisione totale di gioie (e anche di qualche disagio ed imprevisto). Momenti di prova serviti a farci riflettere su quanto siamo fortunati ad avere tante piccole e “banali” comodità e che  hanno rinsaldato in poco tempo i legami. Infondo è proprio questo il “vero miracolo di Lourdes”: accogliersi, “sentirsi accettati” come ha detto Alice, aspettarsi, sostenersi, migliorarsi reciprocamente. “Qui si vede l'anima” ha affermato Azzurra, ecco il motivo della gioia di cui si parlava: abbiamo trovato, o ritrovato, un luogo dove cade ogni maschera. Rimane ancora però un ultimo, importantissimo, passo da fare: capire che quel luogo possiamo e dobbiamo portarlo dentro di noi. “Diminuire, aprire, uscire” questi sono i tre verbi che il vescovo di Foligno monsignor Sigismondi, ci ha lasciato al termine dei suoi tre giorni di catechesi: diminuire le proprie esigenze, aprirsi al prossimo ed essere segni dell'amore di Dio, poi “uscire”. Uscire da se stessi, dai limiti del proprio egoismo e interesse, uscire ad annunciare che la felicità trovata è qualcosa di reale, un regalo che possiamo avere ogni giorno. Del resto era proprio il tema della JMJ “Andate e fate miei discepoli tutti i popoli!” ed è stato l'oggetto dell'ultima omelia “Se avete provato gioia in questi giorni, non private il mondo della possibilità di poterla sperimentare!”: un invio a missione che anche il Papa ha lanciato ai giovani a Rio e che probabilmente a casa  non avremmo compreso. Ora non resta che tornare a camminare sulle nostre strade, pronti a diffondere tutto quello che c'è stato insegnato: un esempio? Il fatto che per capire cosa vuole davvero il nostro cuore occorre risalire il flusso dei nostri pensieri, e se non riusciamo, andare a vedere “Dove guardano i vostri occhi?”. Solo così potremo imboccare una strada di verità che ci porterà lontano e avremo la certezza di ritrovarci, perlomeno con il cuore, tutti quanti a Cracovia.

                                                                                                                             Irene Bertelloni