mercoledì 21 marzo 2012

Facebook: quando anche amare diventa di moda


C’ è un momento nella giornata di ognuno di noi, in cui si ripensa a tutto ciò che si è detto, fatto, provato, qualche secondo di silenzio in cui i pensieri affiorano dalla confusione della nostra testa e li vediamo, davanti a noi. Proviamo per un attimo ad immaginare di poter fare questo stesso viaggio pensando non ad una giornata, ma alla nostra intera vita; allora saremmo in grado di valutare quali istanti siano stati davvero impagabili, irripetibili e quali invece abbiano perso il loro valore dimostrandosi falsi o sciocchi ma saremo in grado di fare ciò solo se avremmo dato alle nostre emozioni un giusto nome e saremmo riusciti a capire come esprimerle. Nasce da questo l’ idea di fare una riflessione sulle parole, sul loro significato profondo e poi non tanto soggettivo. Chiunque sia iscritto a Facebook o abbia un rapporto con il mondo giovanile potrà facilmente sentire  ragazze della nostra età chiamarsi “amore” e dirsi senza troppa difficoltà ne imbarazzo “ti amo!”, questo fatto, lo confesso, mi ha sempre lasciato un po’ stupita, certo ognuno dà alle parole un valore soggettivo e sicuramente qualcuno potrebbe obbiettare che questa parola, dal significato così forte, venga usata per esprimere un sentimento maggiore dell’ amicizia…Ma siamo sicuri non ci siano alternative? Credo che ciò che muove in questa “direzione” sia quella pigrizia letteraria che  porta tanti di noi a non usare i congiuntivi, a parlare con abbreviazioni, a rispondere a monosillabi. Ma stavolta stiamo andando a toccare un tema molto delicato. E’ anche grazie alle parole che possiamo esprimere i nostri sentimenti più profondi, sono le parole che ci permettono di far prendere valore al silenzio, sono le grandi parole che hanno reso famoso il nostro paese, le culture e la letterature di ogni tempo sono pervase dall’ amore, sentimento capace di svelare fragilità anche dei grandi personaggi della storia,  che diventano così più umani e più vicini a noi, da Dante a Hikmet, da Saffo alla Fallaci; l’ amore si fa verso, canto, rabbia, pianto, lotta.
Lasciare che esca, come qualsiasi altra parola,  dalla nostra bocca è  svuotarla della sua magia senza attendere l’ attimo in cui pronunciarla ci renderebbe per sempre partecipi della sua immortalità.